Il Primo Maggio, Festa internazionale dei lavoratori, rappresenta l’emblema della dignità umana nel lavoro e della centralità delle persone in ogni ambito produttivo. Nato dalla lotta per l’ottenimento della giornata lavorativa di otto ore, questo giorno ricorda il sacrificio di chi, a Chicago nel 1886, scese in piazza per rivendicare tempi di vita compatibili con la libertà personale e la partecipazione sociale. Oggi, a oltre un secolo di distanza, il Primo Maggio ci invita a interrogare non solo le condizioni materiali del lavoro, ma anche il benessere culturale e relazionale dei lavoratori, nella consapevolezza che la forma cooperativa è storicamente la più attenta a porre le persone al centro.
Le origini storiche: da Chicago alla Seconda Internazionale
L’1 maggio 1886 vide centinaia di migliaia di operai statunitensi scioperare per imporre la legge delle otto ore: a Chicago, la manifestazione sfociò in scontri e nella celebre “bomba di Haymarket”, che costò la vita a diversi poliziotti e lavoratori. La repressione violenta che seguì trasformò quella data in simbolo mondiale della lotta per i diritti sul lavoro.
Fu nel congresso della Seconda Internazionale, riunito a Parigi nel luglio 1889, che delegati di partiti e sindacati di tutto il mondo sancirono l’istituzione del Primo Maggio come giornata di mobilitazione operaia: da allora, ogni anno, in decine di paesi, manifestazioni, comizi e cortei marcano la continuità tra la rivendicazione storica delle otto ore e le sfide contemporanee per un lavoro più umano.
Mettere le persone al centro: benessere sociale, culturale ed economico
Ridurre l’orario non significava solo incrementare il tempo libero, ma affermare che la vita non è sacrificale al profitto. Nel Manifesto per una cultura cooperativa della Cooperazione Trentina, l’impresa cooperativa “dilata lo spazio di libertà delle persone” e promuove “equità” e “partecipazione civile” nei territori dove opera . La cooperazione non è solo produzione di beni, ma un progetto di “felicità pubblica” che tiene insieme sviluppo economico, formazione continua, capitale sociale e democrazia partecipativa.
Il modello cooperativo: principi e investimenti in capitale umano
Il primo banco di prova di questa visione risale al 1844, a Rochdale (Inghilterra), dove i “Probi Pionieri” destinarono il 2,5 % degli utili a biblioteche, sale di lettura e corsi serali di matematica, economia politica e lingue straniere . Un investimento culturale che anticipava di decenni l’idea di “formazione permanente” come pilastro della dignità del lavoro.
Investire in studi e ricerche a sostegno del management cooperativo è oggi un’urgenza per declinare in modo nuovo la democrazia economica e l’inter-generazionalità, in risposta alle sfide del XXI secolo. In quest’ottica, democrazia interna, trasparenza e partecipazione attiva dei soci sono il vero motore di innovazione e sostenibilità.
Le cooperative italiane e il Primo Maggio
In questo Viaggio nelle Cooperazione, anche attraverso la storia, il Primo Maggio ha rappresentato un momento non solo di affermazione dei diritti, ma spesso di solidarietà e crescita delle comunità.
- Società Operaie di Mutuo Soccorso (metà-fine Ottocento)
In molte città italiane – Milano, Torino, Bologna – nascono Società Operaie che finanziano mutualità sanitaria, asili per figli dei soci e borse lavoro. Già nel 1890 a Torino, queste associazioni organizzano i primi comizi e banchetti per l’1 Maggio, trasformando la celebrazione in festa popolare e momento di solidarietà concreta - Cassa Rurale di Predazzo (1893)
Nel Trentino, la Cassa Rurale voluta da Don Carlo Pirzio-Biroli a Predazzo presta piccole somme ad agricoltori e artigiani, incarnando l’idea che il credito cooperativo sia strumento di emancipazione dal sottocapo economico. La celebrazione annuale di questa fondazione si intreccia con il Primo Maggio, ponendo l’accento sul valore del mutuo aiuto nelle comunità rurali. - Cooperative di consumo (Torino 1854; diffusione post-1880)
La prima cooperativa di consumo in Italia nasce a Torino nel 1854 per difendere il potere d’acquisto delle famiglie operaie. Dopo il 1880, in molte città (Milano, Genova, Firenze) si sviluppano punti vendita cooperativi – gestiti direttamente o tramite negozi convenzionati – che per il 1 Maggio distribuiscono pacchi di beni di prima necessità, un gesto concreto di sostegno ai soci e di testimonianza dei valori mutualistici.
Eredità e prospettive della cooperazione
Oggi le cooperative sono presenti nei settori più innovativi: finanza etica, energie rinnovabili, welfare aziendale, agricoltura sociale, innovazione digitale. Una nuova stagione di studio e riflessione è necessaria per far sì che la cooperazione si confermi motore di trasformazione sociale, economica e culturale . Formazione, ricerca e cultura non sono spese, ma investimenti in capitale umano e coesione sociale, garantite anche dall’articolo 35 della Costituzione Italiana.
Nel mondo globalizzato, le idee cooperative – dalla democrazia economica alla condivisione dei fini mutualistici – offrono un’alternativa concreta alla logica del profitto fine a sé stesso, subordinando capitale e potere al bene comune e alla dignità delle persone. E di questo parleremo più in là, quando il nostro viaggio nella storia della cooperazione si fermerà a fare visita all’Abate Antonio Genovesi all’Università di Napoli.
Celebrare il lavoro come valore condiviso
Il 1° Maggio non è una semplice ricorrenza, ma un richiamo a un impegno collettivo: riaffermare che il lavoro è dignità e libertà, che le persone sono più importanti dei profitti, e che l’impresa deve essere al servizio della comunità. Le cooperative, nate dall’unità di persone determinate a trasformare la propria condizione, restano il laboratorio più autentico di questa visione.
Celebriamo il Primo Maggio guardando al passato – a Chicago, a Rochdale, alle cooperative italiane di mutuo soccorso e consumo – per trarne la lezione di una “felicità pubblica” possibile solo se il lavoro è partecipazione, crescita costante e investimenti in relazioni e cultura. E in un mondo che cambia veloce, è proprio questa l’eredità cooperativa che indica la strada verso imprese e società più giuste e umane.