Ci sono incontri che non segni solo in agenda, ma dentro. Incontri che non consumi in un’ora, ma che ti restano addosso, si muovono dentro e continuano a parlare anche quando il dialogo sembra finito. Così è stato il mio incontro con Teresa Fiordelisi, Presidente della BCC Basilicata, Vicepresidente del Gruppo BCC ICCREA e Presidente di IDEE, la rete delle donne del Credito Cooperativo. Quando mi sono seduto davanti a lei, non ero davanti solo a una professionista autorevole, ma a una donna che ha fatto della cooperazione uno stile di vita, una postura esistenziale, una forma di resistenza e visione insieme.
Teresa non ha bisogno di imporsi. Ti conquista con quella forza che viene dalla coerenza, dall’essere fedele a sé stessa e ai valori che porta avanti ogni giorno, senza enfasi, senza retorica. Nel suo sguardo c’è radicamento, ma anche apertura. Tradizione, ma anche trasformazione. Le sue parole non raccontano solo una banca, ma un modo di abitare i territori. Di esserci, per davvero.

Abbiamo parlato di BCC Basilicata, una realtà che conosco bene. Una banca che ho incrociato tanti anni fa, in momenti diversi del mio percorso, per lavoro, per progetto, per opportunità. E che ogni volta, quando torno, mi accoglie con lo stesso calore. C’è qualcosa di profondamente autentico in quei luoghi e in quelle persone: ti fanno sentire a casa, anche quando sei lì per una riunione o un incontro istituzionale. Non è solo l’ambiente, ma il modo in cui si sta, si ascolta, si parla. In un mondo dove tutto corre e si misura in KPI e performance, ritrovare un’organizzazione che sceglie ancora di “restare umana” è qualcosa che colpisce, che conforta, che ispira. La BCC Basilicata, sotto la guida di Teresa, è diventata nel tempo un presidio di fiducia, una presenza viva nel tessuto della comunità. Non solo servizi bancari, ma cura, accompagnamento, responsabilità condivisa. Mi ha raccontato con passione – ma anche con pudore – del Fondo Etico, un impegno concreto da mezzo milione di euro che ogni anno viene destinato a favore di progetti sociali, culturali, educativi. Nessun proclama, nessun marketing: solo la volontà lucida di restituire al territorio quello che il territorio genera ogni giorno in termini di dignità, lavoro, visioni. Un esempio su tutti? Il progetto “Casa BCC Basilicata”, uno spazio aperto, accessibile, pensato per accogliere famiglie, bambini, associazioni, idee. Non un gesto simbolico, ma un investimento reale per costruire luoghi di comunità, di incontro, di futuro. Un modo concreto per dire: questa banca non è sopra il territorio, è dentro. E ci vuole restare.
E poi le donne. Teresa non ne parla per moda. Ne parla perché lo vive. Perché sa cosa significa essere donna in spazi che troppo a lungo hanno parlato solo con voce maschile. Non a caso la BCC Basilicata, da anni, è soprannominata la “banca rosa”: un soprannome che racconta una realtà unica nel suo genere, con un Consiglio di Amministrazione a maggioranza femminile. Un’anomalia? No, una scelta. Una visione. Una scommessa vinta. Da Presidente di IDEE, l’associazione delle donne del Credito Cooperativo, Teresa ha costruito, nel tempo, una comunità generativa fatta di donne che operano dentro e fuori gli schemi, e che portano nella gestione quotidiana delle organizzazioni una sensibilità diversa, complementare, necessaria. Mi ha detto, con semplicità disarmante: “Dove c’è spazio per le donne, c’è spazio per il futuro”. E io credo che non ci sia frase più vera, oggi.

Quello che mi ha colpito di più, in profondità, è il modo in cui Teresa concepisce il suo ruolo: non come un potere da esercitare, ma come una responsabilità da onorare. Ha una visione umanistica della cooperazione, in cui la persona viene prima del profitto, in cui il tempo dell’ascolto vale quanto quello della decisione, in cui la relazione viene coltivata, non semplicemente gestita.
Durante l’incontro ho pensato spesso al motivo per cui ho iniziato questo progetto. Il mio viaggio nella cooperazione non è nato per raccontare modelli astratti, ma per incontrare storie incarnate. Per cercare, nel concreto, quei pezzi di mondo che ancora credono nella possibilità di fare bene, di fare insieme, di fare con senso. Teresa è uno di quei pezzi.
Mi porto via molto da quell’ora e mezza di dialogo. Mi porto via un esempio, una direzione, un nuovo pezzo di orizzonte. Ma più di tutto mi porto via una parola che oggi è difficile da pronunciare senza che suoni ingenua: fiducia. Perché sì, è ancora possibile costruire cose belle. È ancora possibile guidare una banca senza perdere la propria umanità. È ancora possibile pensare in grande restando radicati. È ancora possibile essere autorevoli senza rinunciare alla dolcezza.

Uscendo dal suo ufficio, ho sentito che un pezzo di questo viaggio si è fatto più vero. Che le storie che sto cercando esistono davvero, e non solo nei racconti nostalgici del passato. Esistono, vivono, camminano. E portano il nome e il volto di donne come Teresa Fiordelisi.
Il mio viaggio continua. Con passi più lenti, ma più sicuri. Con meno certezze, ma più profondità. Perché quando incontri persone così, non puoi più fare finta di nulla.
Ci vediamo alla prossima tappa del viaggio.
E come sempre: restiamo cooperativi.
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