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Antonio Genovesi e l’Economia Civile: le radici italiane del modello cooperativo

Nella foto la ricostruzione di una fotografia dell'Abate Antonio Genovesi, in bianco e nero. In basso la scritta "Il Founder dell'economia civile"

Quando parliamo di cooperazione, pensiamo spesso a una formula contemporanea, un modello economico alternativo che cerca risposte sostenibili e resilienti al capitalismo industriale e globale. Eppure, le radici teoriche e filosofiche di questo modello risalgono a molto tempo fa, precisamente all’Italia del XVIII secolo, grazie alla figura dell’Abate Antonio Genovesi.

Antonio Genovesi, il founder dell’economia civile

Antonio Genovesi (1713–1769), sacerdote, filosofo ed economista napoletano, fu il primo a occupare una cattedra di economia politica in Europa, precisamente a Napoli nel 1754. La sua visione, profondamente umanistica e relazionale, anticipò quello che oggi definiamo economia civile, un’economia cioè basata su fiducia, reciprocità e orientamento al bene comune.

Per Genovesi, l’economia non poteva prescindere dai legami sociali e dalle virtù civiche: “Il vero interesse personale coincide con l’interesse collettivo”, affermava, contrapponendosi alla visione prevalente che considerava il perseguimento egoistico della ricchezza personale il motore unico del progresso economico.

Zamagni e l’attualità di Genovesi contro l’individualismo di Smith

Stefano Zamagni, uno dei massimi studiosi contemporanei dell’economia civile, ha spesso evidenziato l’importanza della figura di Genovesi, ponendola in netta contrapposizione con quella di Adam Smith. Se infatti Smith è ricordato principalmente per la metafora della “mano invisibile”, che regola automaticamente il mercato attraverso l’interesse individuale, Genovesi sosteneva invece che la prosperità economica derivasse da relazioni fondate sulla fiducia e sull’attenzione al bene comune. In pratica, Genovesi ha inventato ciò che noi oggi chiamiamo ESG!

Come afferma Zamagni, “Antonio Genovesi ha insegnato a vedere l’economia non come una macchina impersonale, ma come una realtà vitale, basata sulla reciprocità, sul legame sociale e sul bene comune. È stato l’ispiratore di un’economia autenticamente umana, da cui il movimento cooperativo ha potuto trarre profonde intuizioni e radici.”

Economia civile e cooperazione: un’alternativa sostenibile all’iper-industrializzazione

Il modello cooperativo, in sintonia con l’approccio di Genovesi e rilanciato oggi dall’economia civile, emerge come la risposta più efficace alla crisi di sostenibilità e resilienza del capitalismo industriale contemporaneo. Numerosi studi accademici recenti confermano infatti che le cooperative mostrano una maggiore capacità di resistere alle crisi economiche e di adattarsi ai cambiamenti.

Tra questi, lo studio dell’International Labour Organization (ILO, 2022) ha evidenziato come durante la pandemia da Covid-19 le cooperative siano state più resistenti rispetto alle imprese tradizionali, grazie alla loro governance partecipata e alla centralità data alle persone e alle comunità locali. Analogamente, la ricerca “Cooperatives and the resilience in times of crisis” (Euricse, 2023) ha dimostrato che, nelle fasi più critiche delle crisi economiche, il tasso di sopravvivenza delle cooperative supera nettamente quello delle altre forme imprenditoriali.

Guardare al futuro, riscoprendo le radici

Recuperare il pensiero di Genovesi e rilanciare i fondamenti teorici dell’economia civile significa quindi non solo riscoprire un patrimonio italiano prezioso, ma soprattutto fornire un’alternativa concreta e sostenibile alla visione capitalistica dominante. In questo senso, il modello cooperativo si presenta non come un semplice ideale, ma come una realtà concreta, efficace e resiliente, pronta ad affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali del presente e del futuro.

Antonio Genovesi ci ricorda così che un’economia davvero sostenibile e umana non può che essere fondata su fiducia, reciprocità e cooperazione.

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