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Drimlab. Quando la cooperazione ha il coraggio di immaginare mondi nuovi

Ogni tanto, durante il mio viaggio nella cooperazione, mi capita di incontrare qualcosa che assomiglia a una soglia.
Un luogo, una persona, un’idea che non si limita a raccontarti una storia, ma ti fa varcare un confine. Ti sposta un po’ più in là. Ti fa intuire che ciò che credevi impossibile… forse esiste già.

È quello che mi è successo a Torino, entrando fisicamente nella sede di Drimlab e simbolicamente in quel laboratorio collettivo di visioni che questa cooperativa rappresenta. Ad accogliermi c’era Fabrizio Chirico, amico e oggi mente e cuore di una delle realtà più originali e coraggiose che io abbia mai incontrato nel panorama cooperativo nazionale.

Drimlab è una startup innovativa cooperativa, ma definirla così è solo l’inizio.
Perché qui l’innovazione non è uno slogan, ma una pratica quotidiana. È il risultato di un’alchimia precisa e rara: immaginazione + metodo + impatto.
E la cooperazione è il cuore pulsante che tiene insieme tutto.

Fondata nel 2021, in un momento in cui il mondo usciva lentamente dal tunnel della pandemia, Drimlab è nata proprio come risposta creativa al bisogno di nuovi strumenti per leggere il presente e progettare il domani.
E lo ha fatto attraverso una via apparentemente semplice ma rivoluzionaria: il gioco. Non inteso come intrattenimento fine a sé stesso, ma come strumento per imparare, partecipare, costruire comunità.
È da qui che parte tutto: dal credere che si può giocare con le idee, con le regole, con i ruoli, per creare scenari alternativi. E poi viverli, valutarli, modificarli.

Durante la mia visita ho avuto l’occasione di esplorare DrimCity, una delle creazioni più emblematiche di Drimlab.
Una vera e propria città virtuale, progettata per diventare uno spazio immersivo dove i cittadini – giovani, studenti, educatori, attivisti, amministratori – possono simulare decisioni, confrontarsi con dilemmi reali, riflettere sulle conseguenze delle scelte collettive. In DrimCity ci si muove tra quartieri tematici, sfide da risolvere, percorsi di cittadinanza attiva. È un luogo in cui i confini tra gioco e realtà si sfumano, ma il senso civico si affila.
Perché ciò che accade lì dentro non resta virtuale: genera consapevolezza, stimola dialogo, allena alla complessità.

Non a caso, DrimCity è stata protagonista di eventi nazionali come il Social Innovation Campus, dove ha incantato centinaia di studenti, mostrando che l’educazione all’innovazione sociale può (e deve) essere coinvolgente, emozionante, partecipativa.

Nel mio percorso tra cooperative, ho incontrato tante storie meravigliose. Ma Drimlab ha qualcosa di unico.
Perché riesce ad essere, allo stesso tempo:

  • un’impresa sociale fondata su valori mutualistici forti e autentici;
  • una startup che parla il linguaggio dell’innovazione tecnologica, dell’UX design, della gamification;
  • un presidio culturale che difende e reinventa la cittadinanza attiva, l’educazione civica, l’impegno collettivo.

E lo fa senza rinunciare mai a nulla: né alla profondità dei temi trattati, né alla leggerezza con cui vengono resi accessibili. Mentre parlavo con Fabrizio, scorrendo i progetti, osservando le interfacce dei giochi, leggendo i feedback degli utenti, ho percepito una cosa rara: la coerenza.
Ogni scelta – dal linguaggio grafico ai modelli di governance – è pensata per essere al servizio di un’idea precisa: la cooperazione può e deve essere anche digitale, giovane, sperimentale.

Il modello di Drimlab è interessante anche sul piano organizzativo.
Non solo perché è una delle poche startup innovative cooperative in Italia (una forma giuridica ancora poco conosciuta, ma ricchissima di potenziale), ma perché dimostra che si può coniugare flessibilità imprenditoriale e democrazia interna.
Si può progettare un videogioco e nel frattempo costruire un percorso educativo.
Si può partecipare a un bando europeo e al tempo stesso tenere uno sguardo attento al quartiere, alla scuola, al territorio.

Drimlab è una fucina dove le intelligenze si sommano, le competenze si contaminano, i confini si allargano. Non è un caso che tutto questo accada a Torino, città da anni in prima linea nella sperimentazione di nuove forme di impresa sociale.
Drimlab fa parte dell’ecosistema di Torino Social Impact, un’infrastruttura preziosa che dimostra quanto sia importante il lavoro in rete, la contaminazione tra pubblico e privato, tra impresa e cultura, tra cooperazione e tecnologia.Ma Drimlab non è un satellite. È un motore, una realtà che contribuisce a fare sistema, a ispirare altre realtà, a costruire ponti.

Sono ripartito da Torino con il cuore pieno.
Pieno di gratitudine per l’accoglienza ricevuta.
Pieno di entusiasmo per ciò che ho visto.
Pieno di domande nuove – quelle belle, che ti fanno venire voglia di rimetterti in cammino.

Perché Drimlab non è solo un bel progetto. È una visione operativa di quello che la cooperazione può essere oggi: creativa, sfidante, pop, ma mai banale.
È la prova che un’impresa può essere competitiva e, allo stesso tempo, custode di valori.

E soprattutto è una speranza concreta per i giovani, che oggi più che mai cercano spazi per costruire senso, futuro, possibilità. Grazie per avermi fatto varcare quella soglia. Grazie per avermi mostrato che il gioco è una cosa serissima. E che la cooperazione, se ha il coraggio di mettersi in gioco, può davvero cambiare il mondo.

Alla prossima tappa del mio viaggio. Ma qualcosa mi dice che a Drimlab… tornerò.

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