Vai al contenuto

A Binetto, la cooperazione ha un nome che profuma di umanità: Solidarietà

Ci sono luoghi che si attraversano con gli occhi. Altri che ti restano addosso, anche dopo che sei andato via.
Binetto è uno di questi. Un piccolo paese nel cuore della provincia di Bari, dove tutto sembra scorrere con il passo lento e profondo delle cose autentiche.
Ed è lì che, in una mattina luminosa, il mio viaggio nella cooperazione ha fatto tappa.

Sono arrivato quasi in punta di piedi, come si fa quando si entra in una casa che non è ancora la tua. Ma è bastato poco — uno sguardo, un caffè condiviso, il racconto di un’educatrice — per capire che Solidarietà Società Cooperativa Sociale non è solo un nome, né solo un’impresa.
È una comunità. Un presidio di umanità che resiste. Un laboratorio silenzioso dove ogni giorno si costruisce il bene comune.

Dove tutto parte da una scelta: esserci

Fondata nel 1995, Solidarietà nasce dal desiderio profondo di rispondere a bisogni reali, spesso invisibili. Di esserci, quando le istituzioni arrancano, quando la solitudine si fa pesante, quando un bambino ha bisogno di essere ascoltato o un anziano di essere semplicemente accompagnato.

Ma Solidarietà non ha mai avuto l’ambizione di “sostituirsi”. Ha scelto, invece, di stare accanto. Di costruire soluzioni condivise, di lavorare con e per il territorio. E da allora non si è più fermata.

Oggi, con oltre 250 collaboratori e decine di servizi attivi, è un punto di riferimento non solo per Binetto, ma per tutta l’area metropolitana di Bari. Una cooperativa che ha saputo crescere senza perdere la propria anima, rimanendo fedele a un principio semplice e rivoluzionario: le persone prima di tutto.

Storie che si intrecciano, progetti che si fanno cura

Entrare nella sede di Solidarietà è come sfogliare un libro di storie.
C’è la mamma che lascia il proprio bambino all’asilo nido per andare a lavorare.
C’è l’anziano che aspetta l’operatore per la terapia domiciliare.
C’è la ragazza con disabilità che sorride, mentre partecipa a un laboratorio creativo.
Ci sono educatori che non timbrano soltanto un cartellino, ma mettono in gioco ogni giorno la propria sensibilità, la propria competenza, la propria umanità.

Ogni stanza, ogni servizio, ogni progetto è abitato da relazioni vere. E ha un obiettivo preciso: generare autonomia, fiducia, dignità.

La cooperativa gestisce centri educativi, servizi per l’infanzia, comunità per minori, attività per disabili e anziani. E lo fa con una professionalità che non perde mai la sua radice umana.
Non è assistenzialismo. È cura relazionale. È presenza che non giudica, ma accompagna. È uno sguardo che riconosce, che valorizza, che dice: “Tu sei importante”.

Una visione cooperativa del mondo

Quello che rende speciale Solidarietà non è solo la qualità dei servizi. È la visione.
Una visione che vede l’impresa non come fine, ma come strumento per cambiare la realtà.
Un’impresa che non si misura solo con i numeri, ma con l’impatto sociale che genera.
Un’organizzazione che crede nella formazione continua, nella corresponsabilità, nella partecipazione attiva di soci, dipendenti, famiglie, enti pubblici e terzo settore.

La cooperativa investe nel territorio, costruisce alleanze, promuove cultura. Si fa promotrice di sviluppo locale, attenta al benessere collettivo più che al profitto. E soprattutto, continua a scegliere, ogni giorno, di essere dalla parte di chi ha bisogno. Anche quando è difficile. Anche quando sarebbe più comodo voltarsi dall’altra parte.

Tornando a casa, mentre ripensavo alle parole raccolte e ai volti incontrati, mi sono portato dietro una sensazione precisa: qui la cooperazione è viva. Non è un’idea astratta. Non è uno slogan. È fatta di mani che si tendono. Di piccoli gesti quotidiani. Di presenza. Di ascolto. Di professionalità. Di fatica e passione.

A Binetto, la cooperazione è una pratica quotidiana di resistenza gentile. È la dimostrazione concreta che un altro modo di stare insieme è possibile.
Che il cambiamento, quello vero, passa dai territori, dalle periferie, dai centri come questi dove si sceglie di restare. Di prendersi cura. Di costruire futuro.

Il mio viaggio nella cooperazione prosegue. Ma qualcosa, dopo questa tappa, è cambiato.
Ho visto con i miei occhi cosa succede quando una cooperativa mette al centro la persona e non la prestazione. Quando l’organizzazione incontra il cuore. Quando la solidarietà diventa metodo e non solo emozione.

E allora grazie.
Grazie a chi lavora ogni giorno in questa realtà con competenza e amore.
Grazie a chi ha creduto in un modello diverso di economia.
Grazie a Binetto, che ci ricorda che i luoghi contano. E che, anche da qui, si può riscrivere il futuro.

Perché la cooperazione non è solo un modo per fare impresa. È un modo per stare al mondo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Salta al contenuto